La malocclusione di Classe II scheletrica rappresenta una delle disarmonie cranio-facciali più frequenti in età evolutiva. È caratterizzata da una discrepanza antero-posteriore tra mascella e mandibola, in cui la mascella superiore (mascellare) è in posizione avanzata rispetto alla mandibola, oppure il mascellare superiore è nella norma e la mandibola è arretrata. Tale alterazione scheletrica si riflette sull’occlusione dentale e sul profilo facciale, con ripercussioni funzionali, estetiche e psicologiche.
Come si riconosce
Clinicamente, la Classe II scheletrica si manifesta con:
- overjet aumentato: distanza orizzontale tra incisivi superiori e inferiori superiore a 4 mm;
- profilo convesso con mento arretrato;
- incompetenza labiale a riposo, dovuta all’eccessivo avanzamento degli incisivi superiori;
- difficoltà nella chiusura delle labbra, spesso compensata con un’attivazione muscolare periorale forzata;
- in alcuni casi, mento sfuggente, accentuazione del solco labio-mentoniero e naso prominente.
La diagnosi viene confermata da analisi cefalometrica tramite teleradiografia latero-laterale del cranio, che evidenzia l’alterato rapporto tra le basi scheletriche.
Origine e fattori eziologici
La malocclusione di Classe II ha una componente prevalentemente ereditaria, ma può essere accentuata o mantenuta da fattori ambientali e funzionali, tra cui:
- persistenza di abitudini viziate come suzione del pollice o uso del ciuccio oltre i 2-3 anni;
- postura linguale bassa e retrusa, spesso associata a deglutizione disfunzionale;
- respirazione orale cronica, secondaria a ostruzione nasale, che favorisce lo sviluppo verticale del volto e retrusione mandibolare;
- palato contratto che impedisce un’adeguata crescita mandibolare o che favorisce la spinta mandibolare posteriore.
Complicanze in caso di mancato trattamento
Una Classe II scheletrica non intercettata in tempo può comportare numerose problematiche, sia locali che sistemiche:
- rischio elevato di traumi dentali anteriori, soprattutto negli sportivi o nei bambini attivi;
- difficoltà nella masticazione e fonazione, in particolare nei suoni labiodentali (/f/, /v/) e alveolari (/s/, /t/);
- deglutizione disfunzionale persistente, con movimenti compensatori della lingua e delle labbra;
- alterazioni posturali della lingua, che resta bassa e in posizione arretrata, ostacolando lo sviluppo armonico del mascellare;
- respirazione orale cronica, che peggiora la crescita verticale e contribuisce all’incompetenza labiale;
- disagio psicologico legato all’estetica del profilo facciale, specie in età scolare e adolescenziale.
Trattamento e importanza dell’intervento precoce
L’approccio terapeutico dipende dall’età e dalla gravità del caso, ma l’intercettazione precoce (già dai 3-4 anni) è cruciale per ottenere risultati ottimali e stabili. In questa fase, l’osso mandibolare ha un alto potenziale di crescita e può essere guidato in avanti tramite apparecchiature ortodontiche funzionali, come:
- apparecchi elastodontici rimovibili;
- dispositivi ortopedici rimovibili (es. attivatore, bionator, twin-block);
- espansori palatini;
- rieducazione miofunzionale per correggere la postura linguale, la deglutizione e favorire la respirazione nasale.
Negli adolescenti o adulti con crescita ormai completata, il trattamento può richiedere apparecchi fissi o, nei casi severi, una chirurgia ortognatica.
Conclusioni
La malocclusione di Classe II scheletrica è una condizione che coinvolge non solo l’apparato stomatognatico, ma l’intero equilibrio funzionale oro-facciale. Intervenire precocemente permette di intercettare la disarmonia scheletrica e correggere le funzioni alterate (respirazione, deglutizione, fonazione), guidando la crescita in modo armonico. Il trattamento precoce, multidisciplinare e personalizzato è la chiave per prevenire complicanze e favorire uno sviluppo sano e completo del bambino.
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